Il mio regno per un relè (vacanze 2019) – prima parte

Le cose non vanno mai come vorresti, di solito. E anche le tanto sospirate vacanze non hanno fatto eccezione. Ma andiamo per gradi..
Per vari motivi, fra cui anche il riuscire a maturare un po’ di giorni di ferie, abbiamo deciso di partire a Settembre. L’idea iniziale era quella di andare in Sicilia, e ci credevamo davvero.
Poi è arrivata l’ondata di caldo tremendo, che mi ha fatto soffrire le pene dell’inferno al lavoro per tutta l’estate costringendomi a riconsiderare seriamente la cosa.
Un matrimonio piazzato subito al primo giorno di ferie e un concorso che ci avrebbe costretto a rientrare prima del previsto hanno fatto definitivamente tramontare l’ipotesi “Sicilia”. Ci rivedremo poi, magari in un periodo con temperature meno drammatiche di quelle che avremmo trovato a inizio Settembre (e no, la teoria “c’è caldo ma è secco, non da fastidio” col sottoscritto non funziona. Soffro come una bestia comunque).
Visti i giorni ridotti rispetto al piano iniziale, abbiamo optato per un tranquillo giro in Slovenia e Croazia, che sono sempre un gran bel vedere.
Tranquillo “chissà poi perché”, mi verrebbe da commentare col senno di poi, ma ci arriveremo 🙂
La prima notte, complice la partenza “comoda” per il matrimonio della sera precedente, la passiamo a Chioggia, dove arriviamo tramite una breve escursione nel delta del Po e troppi rettilinei, almeno per i miei gusti. L’albergo non è proprio in centro, ci sono da fare un paio di chilometri a piedi, e il caldo mi fa invidiare un tizio che vedo passare con la e-bike.
E anche quello dietro. E quello dietro ancora. E cavolo, ma qui hanno venduto solo bici elettriche?
Non si trova un velocipede normale in giro.. 🙂
Gironzolare la sera, fra i canali, ha il suo perché, Chioggia è carina ed oltretutto è una buonissima base per visitare Venezia.
Ma non vedo l’ora di passare il confine 🙂
I problemi sono fondamentalmente tre: la strada per arrivarci è mediamente dritta, troppo trafficata e decisamente troppo calda.
Tocca patire, visto che non ci sono alternative..
Una volta arrivati a Gorizia risolviamo tutti i problemi sopraelencati. In primis quello del traffico, prendendo strade secondarie.
Che risolvono automaticamente anche la questione della strada dritta, e siamo a quota due problemi risolti.
Alla temperatura invece ci pensa Giove Pluvio, che si organizza per scaricarci addosso un paio d’ore di pioggia molto consistente prima di arrivare a Kranj.
La cittadina Slovena è una vera sorpresa, tanto che decidiamo quasi subito di fermarci una notte in più. Molto carina, curatissima, si respira una bella atmosfera.
Kranj è una sorta di penisola situata fra due fiumi, il Kokra da una parte e il Sava dall’altra, quindi immersa nel verde.
E’ possibile fare escursioni e passeggiate, gironzolare a caso per le vie del centro storico, ed osservare il perfetto equilibrio fra la tradizione, la storia e uno sguardo al futuro.
La cosa che ci ha stupito di più è stata la modernissima biblioteca, un edificio grande e luminosissimo disposto su tre piani, dove perdersi tra un’infinità di cd, libri, dvd, con moltissimi spazi adatti a fare da punto di ritrovo.
Nonostante le ridotti dimensioni della città, sono presenti un servizio di bike sharing ed un piccolo autobus elettrico completamente gratuito per spostarsi da una parte all’altra.
E, soprattutto, in nessun locale si sente la musica reggaeton che ci tormenta dall’inizio dell’estate.
Grande prova di civiltà.

https://www.visitkranj.com/it

Ripartiamo da Kranj con l’intenzione di seguire un percorso tortuoso che ci dovrebbe portare a Varaždin, in Croazia.
Tortuoso perchè per evitare le strade principali saliamo verso nord, passiamo da Logarska Dolina (con breve digressione nel parco, a pagamento, a causa di un errore di navigazione), entriamo in Austria e rientriamo in Slovenia a Lokovica, per poi proseguire in direzione Maribor.
Ma siccome i piani non vanno quasi mai come dovrebbero, a pochi chilometri da Maribor si presenta il primo inconveniente.
Facendo inversione in una stradina secondaria che risulta chiusa (le famose scorciatoie del Garmin), giro il manubrio e la moto si spegne senza corrente. Riporto il manubrio dritto e la corrente torna.
“Niente panico!”, sentenzio. “so esattamente qual è il problema, lo risolviamo!”, esclamo col mio innato ottimismo.
In effetti il problema è noto, e affligge quasi tutte le Adventure 950/990.
I cavetti che dal telaio vanno al blocchetto chiave, essendo un po’ “precisi”, col tempo si spezzano.
Ed ero realmente preparato a questa evenienza, avevo con me pure degli spezzoni di filo e dei tubicini già stagnati specifici per le giunte.
Peccato che il mio problema non era il cavo, ma una saldatura saltata nel blocchetto, decisamente non risolvibile a fine giornata e in mezzo alla strada.
Così, fra una bestemmia creativa e l’altra, decido di chiamare il carroattrezzi.
Nel frattempo riesco a recupare l’indirizzo di un’officina KTM dove portare la moto il giorno dopo.
Così, stipati in tre con caschi, giacche e borse nella cabina del furgone e la moto che ci guarda mestamente dal vetro posteriore ce ne andiamo all’autorimessa.
Europe Assistance ci dice che è compresa anche la notte in albergo, e la signorina al telefono mi chiede se deve occuparsi lei della prenotazione.
Le rispondo che è gentilissima e che sì, può occuparsene, basta che sia vicino al posto dove verrà portata la moto.
Finisce che la signorina gentilissima in pratica si accorda con l’officina e la notte, invece che in un hotel, la passiamo in una stanza di loro proprietà esattamente sopra all’officina stessa, persi da qualche parte in una zona industriale della periferia di Maribor.
In effetti siamo vicinissimi alla moto, però. Quando si dice l’efficienza..
Poco male, la stanza è pulita, la doccia è calda, chi se ne frega.
Usciamo in taxi per andare in centro a procacciarci il cibo (in zona non c’è assolutamente nulla) e ci prepariamo psicologicamente a risolvere il problema il giorno successivo.
Al mattino carichiamo di nuovo la moto e ci dirigiamo all’officina KTM.
Che non è esattamente quella che mi aspettavo (ma come vedremo, mai fermarsi alle apparenze).
In pratica scarichiamo la moto in un cortile circondato da un paio di abitazioni, un edificio con qualche saracinesca abbassata, un po’ di motorini ammucchiati e un pollaio.
Telefono al meccanico, che in realtà sembra molto competente e preparato.. dice subito che ha capito qual’è il problema, però arriverà solo alle 15. Non sono nemmeno le 10 di mattina.
Tocca lasciare la moto e trovare un modo per passare il tempo.
Abbiamo i vestiti da moto, gli stivali e la borsa da serbatoio appresso. E fa caldo.
Di andare in città non se ne parla.
Così ci smazziamo QUASI CINQUE FOTTUTISSIME ORE di centro commerciale. Giornatona..
Sequestriamo un taxista, alle 15 in punto torniamo all’officina e troviamo il meccanico Simon che pur non avendo la chiave della moto stava già iniziando a smontarla. Grande!
Scopro che la saracinesca in mezzo ai motorini era quella della piccola officina (e quando dico piccola intendo che per farci entrare la moto ho dovuto smontare le valigie) e che nonostante le dimensioni è completa di tutto, pure di qualche accessorio in vendita. Ed è ufficiale KTM, con tanto di computer per la diagnostica.
In meno di un’ora, chiacchiere incluse, il problema è risolto e dopo aver pagato una cifra irrisoria ripartiamo sorridenti, in direzione Varaždin, cercando di fare il giro largo e passare dalla strada dei vigneti per goderci curve e paesaggi.
Certo, come no.
Dopo trenta chilometri, in mezzo ad un verdissimo paesaggio bucolico e in piena accelerazione la moto si ammutolisce completamente con la lancetta del contagiri bloccata sui 5000.
Non c’è corrente. Zero.
Tiro la frizione, accosto in un campo e penso che una cosa del genere può derivare da poche cose.
Controllo la batteria, i morsetti della batteria, il fusibile principale.
Appena tocco il connettore che va al portafusibile, la corrente ricompare. Magia!
Il giorno prima avevo staccato un po’ di connettori, penso “evidentemente l’avevo reinserito male”.
Chiudo il paracoppa e ripartiamo tranquilli.
-(illusi)-
Arriviamo a Varaždin abbastanza cotti, perdiamo mezz’ora abbondante per capire dov’è esattamente e come entrare nel palazzo dove si trova il nostro appartamento, e usciamo tardissimo ignorando la moltitudine di bar pieni di gente che si trova sotto il nostro palazzo per puntare dritti verso un posto dove cenare..
Ci rifocilliamo a dovere, andiamo a vedere il castello, gironzoliamo un po’ per il centro e abdichiamo. E’ stata una lunga giornata..
Il mattino seguente ci dirigiamo verso Karlovac, cittadina ricca di storia e molto segnata dal conflitto del 1992, i cui segni permangono tuttora ben visibili nel suo centro storico rinascimentale caratterizzato dalla forma di una stella a sei punte (e da innumerevoli cantieri).
Apprendiamo con mestizia di essere in “leggero” ritardo per il festival della birra, della durata di dieci giorni, che si tiene nella cittadina tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, facciamo un po’ di shopping (devo sostituire le mie gloriose Teva, decennali compagne di quasi tutti i viaggi in moto estivi) e decidiamo di fare spesa per cenare in tutta comodità nell’appartamento che ci ospita, senza dubbio il più bello incontrato nella nostra vacanza 🙂

Al risveglio troviamo ad accoglierci un cielo plumbeo e una pioggerella fine.
Per fortuna abbiamo la moto al coperto, così ci possiamo vestire con calma e partire per fare tappa subito fuori città al Castello di Dubovac, una fortezza medievale che sovrasta la città dalla cima di una collina da cui si può godere di un suggestivo panorama, dicono.
Ovviamente noi possiamo solo immaginarlo per via della nebbia.
Vabbè, ci abbiamo provato.
Ripartiamo in direzione sud, il programma prevede di scendere verso i laghi di Plitvice, andare alla base aerea di Zeljiava e da lì dirigerci ad Otocac, posto scelto più o meno a caso sulla cartina, dove passeremo la notte.
Ma chiaramente la carta pescata dal mazzo degli imprevisti è sempre lì in agguato..

(continua)
Mentre aspettate che scriva il resto, potete guardare le foto.. 🙂
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