“Vento d’estate” (ma non troppo!)

Da un po’ di tempo mi balenava in testa l’idea di aggiungere un cupolino alla Beta Alp della mia ragazza, in modo da renderla più confortevole in viaggio.
La piccola Alp nasce praticamente senza nessun tipo di protezione aerodinamica (e va benissimo così), ma purtroppo per chi soffre di dolorini alla cervicale stare molte ore in sella senza alcun riparo dal vento può essere un problema.
Nell’aftermarket non esiste niente di pronto e sicuramente si riesce a recuperare qualcosa di adattabile, il problema è che questi pezzetti di plastica li fanno pagare a peso d’oro (cosa che non ci piace).
Ovviamente il vero cantinaro in questi casi si mette all’opera per risolvere il problema con quello che ha in garage (di solito scarti dei più svariati materiali).
E così è stato.
Tramontata l’ipotesi di modellare del policarbonato (dopo qualche tentativo parziale poco riuscito) e relegata la lastra di alluminio come ultima opzione, ho deciso di realizzarlo in vetroresina utilizzando come base di partenza un cupolino rally della mia Adventure.
Visto che avrei dovuto usarne solo una parte, per via delle dimensioni, la cosa si è rivelata abbastanza semplice.
Dopo aver rivestito l’interno del cupolino usato come “stampo” con del nastro da pacchi, ho steso il primo strato di resina e l’ho lasciato asciugare per poi procedere con il secondo strato.
Asciugato anche questo, ho separato delicatamente le due parti e aggiunto un terzo strato di vetroresina sul manufatto, per irrobustirlo.
A questo punto ho cercato di trovare una forma che potesse deviare efficacemente l’aria, basandomi su sofisticatissime simulazioni al computer (no, scherzo, ho semplicemente improvvisato regolandomi con l’esperienza ;D ), ho fatto la sagoma col cartone, l’ho disegnata sul cupolino col pennarello e poi l’ho ritagliata con il Dremel.


Una volta ottenuta la forma defnitiva, per fare un lavoro perfetto sarebbe servito il gelcoat per uniformare la superficie  prima di procedere alla verniciatura.
Ma siccome siamo cantinari mannari e la perfezione la lasciamo agli altri, ho semplicemente stuccato il tutto (con l’apposito stucco per vetroresina) per poi “lisciarlo” con una piccola levigatrice (producendo una quantità di polvere inenarrabile, usate la mascherina!).
La stuccatura va ripetuta nei punti più ostici.
DSC_0041Quando il pezzo assume un bell’aspetto (apparentemente), si può pulire con acquaragia per poi procedere alla verniciatura. E scoprire, alla prima passata di spray, che la superficie non è così liscia come sembrava e l’aspetto non è poi così bello, visto che la vernice evidenzia impietosamente le imperfezioni.
Ma pazienza, il risultato è più “artigianale” 🙂
Con tre passate di spray la pratica “verniciatura” si può considerare archiviata.

Restava da trovare il modo di fissarlo, possibilmente senza forare la plastica originale.
Ho risolto sfruttando, per la parte inferiore, le “alette” presenti sopra al faro della Beta, che ho utilizzato per infilarci due ganci sagomati molto vagamente a forma di “S” (coperti di guaina termorestringente per non graffiare) e piazzando una staffa di alluminio nella parte superiore, ancorata alla mascherina originale con un sistema già usato in altre occasioni, ovvero due piastrine gommate all’interno e serrate da una vite attorno al bordo su cui ancorarsi.
Il risultato è molto robusto e, all’occorrenza, smontabile in 10 secondi netti.

Il responso è stato decisamente positivo, l’aria arriva senza troppa pressione nella zona del collo (che in questa stagione non da fastidio) ma il casco rimane completamente isolato, senza la minima turbolenza.
Lo scorso weekend abbiamo percorso circa 700km e la “pilotina” è rimasta veramente soddisfatta (e la sua cervicale pure).
Per essere il primo prototipo, pur da rifinire, migliorare ed affinare (soprattutto nella forma della parte inferiore), possiamo essere contenti 🙂
Intanto lo usiamo così, poi più avanti ci lavorerò.. 😉